Una seconda riforma cristiana.

Tratto di un libro stampato nel 1980-1989 da Foundiaton Trends con titolo originale ” Entropy”.

Una nuova visione del mondo che si sta realizzando.

La visione del mondo che avanza, nel segno dell’entropia, già si accompagna a una riformulazione radicale della teologia cristiana. La riforma protestante, che ci aveva dato una teologia della crescita seguita idealmente dall’era di crescita economica degli ultimi quattrocento anni, sta cedendo il passo a una nuova struttura teologica che rispecchia le esigenze della legge dell’entropia e della nuova era solare.

Negli ultimi decenni l’America ha visto molteplici esperienze di accostamento alle religioni orientali Oltre mezzo milione di americani seguono la fede buddista e altri quattro o cinque milioni praticano meditazione, yoga e altri esercizi fisici e mentali che si ispirano alle profondità delle religioni orientali.” Nello stesso tempo si assiste negli Stati Uniti a una rinascita religiosa di massa che, a detta degli esperti in sondaggi come George Gallup, rappresenta il primo passo di un risveglio della nazione americana.”

Nel passato l’America ha vissuto due altri gran di momenti di risveglio religioso. La prima grande riscoperta spirituale, intorno al 1740, diede impulso all’unificazione delle colonie e fu un catalizzatore per il movimento politico di ribellione alla corona. Il secondo risveglio si ebbe cent’anni dopo e aiutò la diffusione del movimento abolizionista preparando il campo alla guerra civile. Il fervore evangelico si sta diffondendo ancora una volta per tutto il Paese e si ha ragione di credere che questo terzo grande risveglio sarà la scintilla di un profondo cambiamento che investirà tutta la vita economica e sociale della nazione, così come fu per i precedenti momenti di riscoperta.

Il progressivo interesse per le religioni orientali e i movimenti evangelici che spuntano come funghi rappresentano la ricerca inconscia di una sintesi religiosa adatta alla nuova era verso cui ci stiamo avviando. Entrambi i movimenti portano con sé gli ingredienti essenziali di una riformulazione teologica.

I seguaci delle religioni orientali, e specialmente della religione buddista, hanno compreso molto bene quale valore può assumere il rendere minime le correnti energetiche. La pratica della meditazione è concepita anche per ridurre gli inutili sprechi di energie. Lo Stato di Nirvana, o di verità, si raggiunge quando l’individuo spende il minimo delle energie necessarie per la sua sopravvivenza fisica. Le religioni orientali hanno da sempre insegnato che ogni inutile dissipa- zione delle energie personali non fa altro che accrescere la confusione e il disordine del mondo, secondo la loro dottrina si giunge alla verità suprema solo diventando una cosa sola con il mondo attorno a noi e questo si compie solo quando entriamo in una relazione unificante con il resto della natura.

Noi occidentali abbiamo sempre incontrato qualche difficoltà a comprendere la via orientale verso la verità e la saggezza, abbiamo sempre creduto che soltanto con un incessante operare avremmo potuto arrivare a dischiudere i più riposti segreti del mondo. Per questo ci troviamo costantemente impegnati a raccogliere e mettere insieme schegge e frammenti di informazione, e poi a manipolare e risistemare il mondo che ci sta attorno, convinti che i nostri sforzi ci faranno giungere a un più alto grado di saggezza e forse, chissà, a trovarci faccia a faccia con il supremo architetto dell’Universo. I teologi dell’Oriente direbbero che la nostra frenetica attività non fa altro che aumentare il disordine e la confusione e caso mai ci allontana dalla rivelazione divina che andiamo cercando.

Se da un lato le religioni orientali hanno capito il valore di un mondo con flussi di energia ridotti al minimo e minima tendenza ad accumulare disordine, è merito delle religioni occidentali aver capito la struttura lineare della storia che costituisce un altro fattore importante per una dottrina religiosa in accordo con la legge dell’entropia. A differenza della teologia orientale ridondante di mondi che ritornano e di cicli della storia, la tradizione giudaico-cristiana ha sempre considerato la nostra storia terrena come una storia che ha un inizio e una fine.

È anche vero però che il modo di rapportarsi alla natura tipico della tradizione cristiana è stato un fattore determinante di distruzione dell’ambiente.” Il primato attribuito al mondo dell’aldilà ha portato a trascurare e a sfruttare brutalmente il mondo fisico. La visione cristiana accoglie come veri valori solo quelli che stanno nel regno dei cieli. Il nostro mondo fatto di persone, di natura e di carne è visto come umile, depravato, senza valore, e quindi non degno di attenzione da parte di chi cerca la santità nella vita. Il mondo della natura è soltanto una tappa del nostro viaggio verso il mondo futuro, per cui meno lo si considera e più spazio resta per prestare attenzione al regno di Dio, in cui regna la perfezione.

L’altro punto debole della dottrina cristiana attraverso i secoli riguarda l’interpretazione del concetto di dominio nel racconto della creazione nella Genesi: <<Prolificate, moltiplicatevi e riempite la Terra, assoggettatela e dominate sopra i pesci del mare e su tutti gli uccelli del cielo e sopra tutti gli animali che si muovono sopra la Terra». Il concetto di dominio è stato usato da tutti quelli che volevano giustificare la brutale manomissione e lo sfruttamento della natura. Va detto che oggi si sta delineando una riformulazione della dottrina cristiana: per la prima volta i filosofi cristiani cercano di ridefinire il significato di dominio e nel farlo creano il fondamento teologico di una visione entropica del mondo.”

La nuova interpretazione della Genesi parte dal l’idea che, avendo Dio creato il cielo e la terra e ogni altra cosa a questo mondo, è tutto il suo creato che acquista importanza e possiede un valore intrinseco perché viene dal suo atto creativo. Poiché questo creato trova in Dio il suo fine ed è ordinato verso di Lui, si deve essere riverenti verso l’ordine e il fine esattamente come si deve essere riverenti verso le creature di Dio. Di conseguenza, ragionano i nuovi teologi, chi sfrutta o minaccia la creazione di Dio è in peccato perché commette un atto di ribellione verso Dio. Così, anche chi sovverte l’ordine e il fine che Dio ha dato al mondo naturale è in peccato e in atteggiamento di ribellione. Non è un punto da poco nella teologia, sostengono i teologi: ogni altra convinzione religiosa discende da queste verità centrali sulla creazione, cioè che Dio abbia creato il mondo o non l’abbia creato, che Dio abbia dato ordine e fine al mondo o non l’abbia dato. Se uno crede in queste verità, allora crede in Dio. Se uno non crede in queste verità, può essere che non creda in Dio. Sono tesi che costituiscono il punto di partenza per tutti i fedeli cristiani.

Il peccato allora è la confusione di persone che credono di poter trattare le creature di Dio diversa mente da come Egli le tratta e, in particolare, credono di poterle manomettere e sfruttare per degli scopi diversi da quelli per cui sono state create. E peccato anche la confusione di chi crede di poter riordinare il mondo e ridefinirne il fine seguendo i propri capricci e le proprie fantasie. La vita cristiana dev’essere orientata a conservare l’unità contro la frammentazione, l’equilibrio contro il disequilibrio e l’armonia contro la disarmonia. Un cristiano deve amare la creazione di Dio perché Dio l’ha creata con amore.”

A questo punto, dominio non significa più diritto di sfruttare la natura. Lungi da quest’idea, dicono gli stessi filosofi, dominio ha il significato di servizio verso la natura. Henlee H. Barnett, nel suo libro The Church and the Ecological Crisis, sottolinea che la visione biblica dell’umanità è quella di chi conserva, si prende cura, custodisce la casa terrena». Servizio, continua Barnett, è il termine che il Nuovo Testamento usa per il ruolo degli esseri umani in rapporto all’ordine naturale». Il primo requisito di un servo, secondo Barnett, «è la fedeltà, perché egli maneggia cose che appartengono a un altro. Il concetto di servizio deriva direttamente dalla tradizione biblica dell’alleanza. Nel libro della Genesi Dio dice: lo stabilirò un patto con voi e la vostra progenie

che verrà dopo di voi e con tutti gli esseri viventi>>. Dio ha fatto dunque un patto con l’umanità. Uomini e donne devono comportarsi come suoi servitori sulla Terra, salvando e proteggendo tutte le creature di Dio. Questo patto pone gli esseri umani in un rapporto speciale con Dio, Essendo le persone creature di Dio, sono uguali a tutte le altre creature per la loro natura finita: solo Dio è infinito. Per quanto però tutte le creature siano uguali in quanto devono la loro esistenza alla stessa sorgente, che è Dio, gli esseri umani presentano una differenza. La differenza viene messa in rilievo da Francis Schaeffer nel libro Pollution and the Death of Man, secondo cui gli esseri umani, fatti a somiglianza di Dio, hanno ricevuto la responsabilità di agire, come servitori, su tutto il resto del creato. Le persone, da un lato, sono parte della natura come tutti gli altri esseri viventi, da cui oltretutto dipendono, e, nello stesso tempo, sono distinti dalla natura e sono chiamati a proteggerla e averne cura. Nella misura in cui le persone accettano questo duplice rapporto si rendono fedeli al fine che Dio ha posto e rispettano il patto che Lui ha stretto con essi. Quando al contrario approfittano delle loro speciale posizione per impadronirsi del creato come se fosse loro proprietà e lo usano per i loro fini invece che per la gloria di Dio, rompono il patto e si ribellano a Dio.

La nuova teologia del servizio e le leggi della termodinamica, integrate con la teologia più ortodossa, danno il via a una nuova dottrina cristiana, riformulata in accordo con i principi ecologici di una visione entropica del mondo. Soprattutto, la dottrina del servizio dà una risposta alla questione ultimativa: «Perché dovrei, io, assumermi la responsabilità di aver cura dell’ordine naturale e di salvaguardarlo?» Perché l’ordine di Dio. Dio lo ha creato e lo ha affidato agli esseri umani con la responsabilità di controllarlo. Si arriva a un bivio: servire Dio o rifiutarlo.

La nuova dottrina del servizio stravolge completamente la visione moderna del mondo. Le regole e i comportamenti che si usano per sfruttare la natura sono diametralmente opposti a quelli che servono per salvarla. Per esempio, la proprietà private delle risorse, il progressivo accentramento del potere sul la natura, l’eliminazione della diversità biologica, il rifiuto di porre limiti alla produzione e ai consumi, la parcellizzazione del lavoro in isole operative autonome e separate, l’ottica riduzionista nel tentativo di capire la vita e i rapporti tra i fenomeni e infine il concetto di progresso come un continuo trasformare il mondo della natura per renderlo ambiente più facilmente sfruttabile, sono considerati obiettivi validi da perseguire nel mondo moderno. Ognuno di questi singoli argomenti, e via via tutti gli altri che costituiscono i postulati operativi dell’era dello sviluppo, è nemico dei principi dell’ecologia, di un contesto economico di lenta crescita entropica e, ancora più importante, è contro la dottrina del servizio che abbiamo appena definito. Essere al servizio richiede che l’umanità rispetti e conservi i meccanismi naturali dell’ordine divino. L’ordine naturale si muove secondo i principi della diversità, dell’interdipendenza e della decentralizzazione. L’idea di salvaguardia sostituisce quella di progresso, il servizio sostituisce il possesso e l’attenzione verso la natura sostituisce l’ansia di trasformazione. Si riconosce che esistono limiti biologici alla produzione e ai consumi, si accetta il principio di un’equa distribuzione delle risorse e il concetto di totalità diventa la linea guida insostituibile per valutare tutti i fenomeni e le relazioni che tra di essi intercorrono. In realtà la nuova dottrina del servizio rappresenta il passaggio a un diverso quadro di riferimento perché stabilisce un nuovo gruppo di principi regolatori del comportamento e delle azioni degli esseri umani nel mondo.

Se la comunità cristiana perde l’occasione di accogliere la visione di una nuova alleanza imperniata sul servizio, è possibile che il fervore religioso emergente venga presto superato o brutalmente sfruttato da movimenti di destra e da interessi corporativi. II risveglio evangelico potrebbe finire per fornire la base culturale a un eventuale movimento fascista, che negli Stati Uniti punterebbe a mantenere il controllo del Paese in un periodo di recessione economica di lunga durata.

Perfino un teologo evangelico della statura di Francis Schaeffer, rispettato e stimato per la profondità del suo pensiero, pensa che il fascismo sia una possibilità molto realistica per gli Stati Uniti se sopravvenissero anni di difficoltà economiche. Ragionando sull’incapacità dell’America nel trovare soluzioni al problema dell’inflazione e ai cicli recessivi, Schaeffer conclude dicendo: «Non riesco a togliermi dalla mente lo scomodo paragone con la perdita di fiducia dei cittadini tedeschi nei confronti della repubblica di Weimar, poco prima dell’avvento di Hitler, sfiducia causata da un’inflazione non più sostenibile. La storia mostra che a un certo punto, nel crollo di un’economia, la gente cessa di preoccuparsi delle libertà individuali ed è pronta ad accettare un regime».

Schaeffer è pessimista circa la prospettive degli Stati Uniti perché pensa che il valore primario che gli americani attribuiscono alla loro «personale tranquillità e prosperità porterebbe facilmente anche a modelli di ordine fascista ove si verificasse una recessione economica persistente: «Credo che la maggioranza di essi sopporterebbe la perdita delle libertà senza protestare, almeno fino a che il loro stile di vita non sia più minacciato>>.

Quello che Schaeffer non dice è che si possono scorgere molti segnali preoccupanti all’interno dello stesso movimento evangelico, segnali che rendono realistico il verificarsi della possibilità sopra de- scritta. Per esempio, molti cristiani delle classi medie stanno progressivamente ripiegando sul vecchio concetto di evangelo della ricchezza», facendo tutt’uno di dottrina biblica, individualismo sfrenato, libera impresa e accumulo illimitato di beni materiali. Questo tipo di teologia della crescita è un motivo ancora dominante nelle comunità cristiane dell’America. E probabile che il «vangelo della ricchezza» sia l’argomento che individualmente molti cristiani continueranno a usare per giustificare la mancanza di attenzione e di impegno verso le urgenti esigenze economiche che dovremo affrontare, soprattutto quando si tratterà di esigenze che richiedono risposte comuni e non individuali o liberistiche. Per questi cristiani il movimento evangelico sarà come un santuario, utile per sottrarsi al terremoto che si vedranno attorno. Se poi le condizioni economiche diventassero cosi preoccupanti da minacciare anche quest’ultimo rifugio della classe media, è molto probabile che gli interessati ne uscirebbero per approdare al sostegno attivo da dare ai movimenti di destra e agli interessi del capitale, fino ad accettare qualsiasi misura autoritaria, ritenuta necessaria dallo Stato per mantenere l’ordine sociale.

I filosofi cristiani contemporanei, che ridefiniscono dalle fondamenta il rapporto dell’umanità con il resto del creato, rappresentano una minaccia per la nostra epoca di crescita espansionistica. Il nuovo concetto di dominio come servizio e salvaguardia, piuttosto che come possesso e sfruttamento, si trova in competizione con la teologia cristiana tradizionale e con la visione del mondo meccanicistica degli ultimi secoli. Rimettendo in discussione la storia della creazione e i fini dell’umanità sulla Terra, i teologi cristiani hanno commesso un atto di aperta ribellione a un passato dottrinale che era il loro stesso passato. Il cristiano che per centinaia di anni aveva cercato la salvezza sulla via della produttività e della sottomissione della natura è ora sfidato da un nuovo tipo di cristiano che cerca la salvezza proteggendo quello che Dio ha creato. L’etica cristiana del lavoro sta per essere sostituita dall’etica cristiana della conservazione. Il nuovo accento posto sul servizio sta creando la base per fare emergere una nuova riforma cristiana e la visione di una società della nuova alleanza.

Tratto dal libro: Jeremy Rifkin – “ Entropia” 2004, 2005 Baldini Castoldi editore S.p.A. Milano

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