Effetto serra: l’età della transizione


Effetto serra: l’età della transizione


Non è facile passare da una visione del mondo meccanicistica, basata sull’idea di una crescita materiale indefinita, a una visione del mondo entropica, basata sull’idea di non depauperare le risorse finite. Supponiamo di continuare ad agire come abbiamo fatto finora ma di aver visto giusto nel prevedere le conseguenze: avverrà che la crisi energetica e l’esasperarsi dell’effetto serra spingeranno le popolazioni a chiedere conto ai governi nei prossimi decenni, onde ottenere risposte che cambino la situazione. Non vi saranno più allora progressisti o conservatori, falchi o colombe, ma soltanto milioni di disperati che cercheranno a ogni costo un sollievo alle loro sofferenze. Sono avvenimenti da non collocarsi sempre e comunque in un lontano futuro, potrebbero verificarsi


da un momento all’altro. Sarà però difficile trovare alternative ai metodi con cui si amministra oggi l’energia. La transizione dalle civiltà dei cacciatori-raccoglitori alle civiltà agricole ha richiesto migliaia di anni e il cambiamento dal mondo agricolo a quello industriale ne ha richiesti centinaia. In entrambe i casi poi una quantità di tempo è stata spesa perché la visione del mondo cambiasse cosi radicalmente, da permettere a tutti di potersi adattare alla nuova situazione economica Oggi ci troviamo costretti a compiere il passaggio dall’era industriale delle risorse non rinnovabili a
una nuova età, ancora non ben definita, ma comunque basata come una volta sulle fonti energetiche rinnovabili, e dovremo fare questa transizione in poco più di una generazione. Dovremo cambiare radicalmente la nostra visione del mondo in pochissimo tempo e per avere successo dovremo esercitare una puntigliosa determinazione, una militanza se preferite, di proporzioni ciclopiche.


Quando ascoltiamo i sostenitori dell’energia solare che esaltano i grandi benefici a cui andremmo in contro passando dalle fonti non rinnovabili all’utilizzo della radiazione solare, siamo convinti che questo cambiamento possa avvenire senza rivoluzionare il nostro stile di vita, e invece non è così, le tecnologie e il quadro istituzionale sono specifici di ciascun contesto energetico. I convertitori di energia che, tutti insieme, costituiranno la civiltà dell’era solare saranno del tutto diversi da quelli di oggi, ancora appartenenti all’era dei combustibili fossili.


Rendiamoci conto che dire era industriale è solo dare un nome ai convertitori che abbiamo installato per usare le fonti energetiche non rinnovabili, quelle sulle quali siamo sopravvissuti finora. Sia che parliamo del flusso energetico in ambiente socialista o capitalista, la realtà è che tutti i Paesi industriali possono continuare a esistere soltanto grazie alle energie non rinnovabili a cui è legata la loro economia. Se nulla cambia, la fine dell’energia non rinnovabile sta preparando la fine contestuale dell’era industriale. Svanite le scorte di energia non rinnovabile, l’intera sovrastruttura economica che su di esse era stata costruita comincerà a crollare. Già le crepe diventano visibili e per quanti tentativi si facciano non avremmo neppure scorte di energia sufficienti a ripararle tutte.


Questa è la dura realtà che ogni abitante del pianeta dovrà alla fine trovarsi di fronte.


L’era solare verso cui ci stiamo avviando avrà un funzionamento differente dall’attuale era industriale, almeno nella misura in cui la nostra civiltà è diversa da quella medioevale che l’ha preceduta. Una traversata veramente ardua ci aspetta: la transizione dalle fonti non rinnovabili a quelle rinnovabili rappresenta un obiettivo di immensa portata per tutta la civiltà. Il mondo dell’effetto serra ci mette tra le mani tutta la violenza di una realtà che minaccia di compromettere seriamente ogni possibilità di fare il salto da una delle grandi età dell’uomo alla prossima.


L’effetto serra e il riscaldamento globale hanno un andamento che non può invertirsi nel breve periodo, ma potrebbe essere rallentato fino al punto di permettere alla nostra specie di sopravvivere alcuni decenni in più per potersi riadattare al cambiamento epocale di economia e di clima che attende il pianeta. Guadagnare anche solo pochi decenni di tempo prezioso significa un’alternativa tra sopravvivenza ed estinzione per buona parte della vita e della civiltà.


Non esiste un rimedio tecnologico al fenomeno dell’effetto serra, la sola soluzione possibile consiste nell’eliminarne la causa. Sia alla conferenza di Bellagio, tenutasi in Italia nel 1987, sia a quella sui cambiamenti atmosferici di Toronto, in Ontario, del 1988, scienziati provenienti da tutto il mondo si trovarono d’accordo nell’affermare che la prima questione da affrontare era una radicale diminuzione delle attività che richiedono di bruciare combustibili fossili carbone, petrolio, gas naturale – tutti quanti in grado di generare emissioni di CO₂. L’obiettivo sarebbe una riduzione del 50% o più nell’impiego di combustibili fossili entro l’anno 2015.
Per raggiungere un obbiettivo del genere i governi devono subito promuovere programmi almeno per incrementare l’efficienza e renderli operativi. I primi a partire dovrebbero essere gli Stati Uniti, la Cina e la Russia, che incidono per circa più del 45% di tutto il pianeta sulle emissioni di CO2 da combustione.
Oggi la Russia sta dando il cattivo esempio con la guerra in Ucraina, guerra che oltre a generare distruzione e morte e orrore, è anche colpevole, come tutte le guerre, di accelerare le emissioni di CO2, e di togliere alle giovani generazioni quei pochi anni che hanno per permettere a loro di trovare le soluzioni per salvare il Pianeta Terra.



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